Perché non banno

Nel corso della mia partecipazione sui social capita che vanga fatto oggetto di critiche e mi capita anche che qualcuno si stupisca della pazienza con cui discuto con persone che, spesso, fanno sospettare di non essere affatto in buona fede.

In effetti, uso pochissimo lo strumento del ban: nel corso della mia lunghissima militanza social (sono su LinkedIn dal 2004) ho bannato meno di dieci persone.

La ragione è molto semplice, e si riallaccia ad uno degli elementi chiave per una presenza social efficace che insegnavo ai miei clienti quando, in una vita precedente, ero responsabile per l’Europa per Social e Digital di una delle maggiori agenzie di comunicazione del mondo.

Per spiegarmi meglio, userò una recente storyline: pur essendo un po’ troppo agé per Instagram, apprezzo la potenza del concetto di storia che si sviluppa nel tempo.

I tre post che riproduco sono stati inseriti nello spazio di una settimana l’uno dall’altro e raccontano la storia del mio viaggio da Pavia a Vigo di Fassa e ritorno usando un’auto elettrica.

Lo scopo era dimostrare che lunghi viaggi in elettrico sono possibili e persino convenienti, obiettivo coerente con il business della mia azienda che è quello di realizzare parcheggi attrezzati con sistemi di ricarica.

Attenzione: “coerente” non significa “sovrapponibile” perché non voglio scadere nella banale pubblicità. In altre parole non cerco di vendere il mio prodotto (rivolto ad un target del tutto diverso) ma di rendere i lettori consapevoli del fatto che la mobilità elettrica è un fenomeno nuovo, sì, ma che sta rapidamente maturando.

(chi volesse vedere i post, li trova qui, qui e qui). Dei poco più di 500 commenti ricevuti complessivamente, almeno l’80% è negativo, un numero parecchio maggiore dei circa 200 “Mi piace” lasciati dai lettori.

Come devo interpretare questo dato?

Beh, in una società che ama polarizzarsi è logico che anche la mobilità elettrica abbia i suoi tifosi e i suoi detrattori, ma la stragrande maggioranza non è né l’uno né l’altro cioè è, per così dire, neutrale e lo posso vedere bene dal fatto che i tre post sono stati letti finora da circa 52.000 persone ma molti meno di mille si sono espressi a favore o contro (lo so, lo so, i lettori sono in parte gli stessi, ma anche i commentatori e chi mette un “Mi piace” dunque ignorerò la sovrapposizione).

Dunque ci sono più di 50.000 persone che hanno letto questa storia, hanno letto i dubbi sollevati da altri e le risposte che hanno ricevuto e, zitti zitti, hanno cominciato a formarsi la propria opinione in merito a questa innovazione.

Audiences limitate, dite? Mica tanto, se considerate che le tirature dei maggiori quotidiani italiani ormai non raggiungono le 200.000 copie al giorno…

Non credo di aver convinto i miei critici, anche se qualcuno di quelli in buona fede avrà forse apprezzato lo sforzo di condividere dati oggettivi. Quanto alle risposte pungenti ahimé, ogni tanto mi scappano. Però, forse, ho suggerito una chiave di lettura a qualcuno dei neutrali e – ricordate? – questo era l’obiettivo.

Dunque un invito che rivolgo a me stesso ma anche a tutti coloro che hanno a cuore la consapevolezza del pubblico di fronte a questa innovazione tecnologica: non stanchiamoci di raccontare le nostre storie; non stanchiamoci di rispondere sempre alle stesse osservazioni: chi ci interessa non sono i mille con cui riusciamo ad avere una interlocuzione diretta, ma i cinquantamila che, silenziosi, leggono.

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